I nostri futon

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sabato 16 giugno 2012

Se un piatto di spaghetti può spiegare chi sei.


Oggi vorremmo rendervi partecipi di una riflessione nata durante il pranzo.
Abbiamo preparato dei classici spaghetti al pomodoro (anche perché gli scarsi mezzi ci impediscono di ambire a espressioni culinarie più elaborate, sigh!).
Facevo notare a Amy che senza accorgermene ho iniziato a mangiare gli spaghetti come fanno i giapponesi con i soba o con i ramen, ovvero tirandone su un ciuffetto (nel loro caso con le bacchette) e succhiandoli, invece di attorcigliarli intorno alla forchetta. In questo modo il pasto si esaurisce più rapidamente perché si evita tutto il lavoro che si fa usando la forchetta. Questa differenza è un punto di partenza per capire anche il valore diverso che Giapponesi e Italiani danno al cibo e alla pausa-pranzo (secondo le nostre osservazioni).
Amy mi ha giustamente fatto notare che anche il semplice modo di mangiare (non solo COSA mangiare, ma il MODO) può essere una chiave di lettura di un popolo.

Il pomeriggio, dopo lezione, spesso ci fermiamo in qualche ristorantino a mangiare e ci dilettiamo ad osservare il comportamento dei giapponesi e fare le nostre deduzioni sociologiche a riguardo (riteniamo faccia parte del viaggio anche questo).
La più usuale delle immagini è quella di uomini soli che entrano, ordinano, mangiano (rumorosamente) e scappano via nel giro di 10 minuti cronometrati. È raro vedere la stessa situazione al femminile (anche su questo ci siamo interrogate, ma è un’altra storia).
Tutti hanno sempre una gran fretta, spesso schiacciati dagli impegni di lavoro.
Sembra che il pasto non sia un piacere, ma un semplice rito di sopravvivenza, e mentre noi assaporiamo ogni singolo chicco di riso, vediamo decine di persone che mangiano distrattamente, leggendo il giornale o peggio ancora stando attaccati ai loro cellulari tutto il tempo, ignorando quasi totalmente la cordialità delle cameriere e spesso senza neanche salutare quando vanno via.
Questo si ricollega alla nostra riflessione di oggi.
Per gli Italiani il momento del pasto è un momento di riposo, di distacco dal lavoro o da qualsiasi altra attività. Inoltre è quasi sempre un’occasione di aggregazione, durante cui ci si riunisce con la famiglia, o un modo per incontrarsi con gli amici. Se si mangia soli è perché si è costretti e non certo per estraniarsi dal mondo. Il momento del pranzo è sacro, diventa una parte fondamentale della giornata e spesso ne scandisce i ritmi. Ci si prende tutto il tempo che serve, si chiacchiera, si gusta il pasto nella sua interezza (basta andare a mangiare da una qualsiasi nonna per capire cosa intendo). Di conseguenza viene data molta importanza al cibo, al modo di cucinare e ai tempi di preparazione. Anche il meno esperto sa che esiste il connubio vino bianco-pesce/vino rosso-carne. Non vi è da stupirvi invece se un giapponese, dopo aver scrutato attentamente la carta dei vini, decida di deliziarsi con un bicchiere di Chardonnay accompagnandolo a un piatto di patatine fritte e ketchup. Roba da rimanerci tra il basito e l’inorridito. Ma tant’è.
Sia chiaro, non vogliamo fare un discorso sulla qualità del cibo. Adoriamo la cucina giapponese. Il discorso mirava a puntualizzare il diverso valore dato al cibo. Tutto il resto dipende ovviamente da un’ovvia divergenza di gusti tra culture così diverse.

Un discorso a parte va fatto per le famiglie che escono a mangiare insieme. C’è una differenza ancor più abissale.
In Italia se si entra in una pizzeria il sabato sera intorno alle 9, se ne uscirà storditi: bambini che corrono intorno ai tavoli, mamme che gridano intimando loro di stare buoni ma senza successo, altri bambini che piangono, forchette che cadono, vociare continuo. Il quadretto è più o meno questo.
In Giappone invece pare facciano il gioco del silenzio. Sono seduti intorno allo stesso tavolo, ma è come se fossero estranei. Tutti con la testa china sul cellulare o intenti a guardare il niente, persi in un mutismo imbarazzante. Non si comunica, né tra genitori e figli, né tra genitori stessi. Sembrano totalmente alienati.
Se invece si va in un izakaya, un pub, la situazione sarà capovolta. I salary men appena usciti da lavoro si daranno al divertimento alcolico coi colleghi durante presunte “cene di lavoro”. Risultato: alle 10 di sera sono già tutti k.o. Reggere l’alcol non è certamente il loro punto forte.

I Giapponesi ci danno sempre più l'idea di essere un popolo bizzarro e mooolto contraddittorio per certi versi.

6 commenti:

  1. il pasto è un rito sacro. Stupisce sapere che nel mondo ci siano posti in cui non abbia la stessa rilevanza!

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  2. Quanto mi piacciono queste discussioni sociologiche! :D
    E' sicuramente vero che i giapponesi concepiscono il pasto in maniera differente da noi, specialmente in tempi moderni e frettolosi.
    E' anche vero che a pensarci bene ci sono delle eccezzioni alla "regola generale", da entrambe le parti. Al di là della questione degli spaghetti (è facile capire che li mangiano più velocemente fondamentalmente per via della consistenza e perchè le bacchette prendono più della forchetta) è anche vero che esiste un'estetica dell'assaporare il cibo. Sapevate ad esempio che quelle (disgustose!) fettine di zenzero che accompagnano il sushi servono a "sciacquare" (passatemi il termine) la bocca dal sapore per poter assaporare meglio il gusto tra un boccone e l'altro?

    Inoltre non dimentichiamoci che noi occidentali (gli italiani un po' meno, questo sì) siamo i popoli del panino, del pezzo di pizza, del fast food...mangiamo per strada a volte anche mentre camminiamo (mentre proprio da voi ho saputo che lì nessuno mangia per strada mentre va da un posto a un altro); anche noi non scherziamo con la fretta.
    Certo i nostri convivi familiari non hanno nulla a che vedere con quelli giapponesi...ma già in certi eventi come le cene di lavoro o l'Hanami danno sfogo alla loro socialità.

    Credo che la spiegazione delle contraddizioni giapponesi siano tutte da attribuirsi al giusto tempo, luogo e occasione. In certe occasioni è socialmente permesso, in altre no.
    Insomma come molte altre caratteristiche culturali, penso sia tutto da ricondurre al diverso spirito sociale che ci distingue: noi siamo più individualisti e loro più comunitari. Ecco probabilmente perché sono così silenziosi ed educati, perché si sentono parte di un insieme e non vogliono dare fastidio con un'espressione 'vistosa/rumorosa' della loro individualità. Noi tendiamo a sentirci il centro del nostro mondo, quindi si fottano gli altri e per strada e nei luoghi pubblici facciamo quello che ci pare.

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  3. E' anche vero quello che dici tu, certo. Però secondo me, quando noi mangiamo qualcosa di veloce lo facciamo per mancanza di tempo o perché non si è a casa. Parlo ovviamente dell'Italia, perché se volessimo fare un discorso in generale sull'Occidente è chiaro che verrebbe fuori che siamo il popolo dei fast food.

    Il concetto di spirito sociale è sicuramente diverso, ma non credo sia assente in noi italiani. Semplicemente loro lo manifestano, come dici tu, non disturbando il prossimo, e noi cercando di essere sempre in compagnia in modo talvolta rumoroso.

    Comunque ne riparliamo meglio quando ci rivediamo, così spieghiamo meglio il nostro punto di vista :)
    A proposito, ci vediamo a fine Giugno? :D

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  4. Sì non c'è dubbio che noi abbiamo uno spirito sociale più amichevole e caloroso.

    Certo che ci vediamo appena tornate, non vedo l'ora! :D Sempreché riusciate a fermiarvi un po' a Roma.

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  5. Dobbiamo fermarci di sicuro qualche giorno, magari organizziamo una cenetta dal greco sotto casa di Amy e ci becchiamo per due chiacchiere. In ogni caso ci sentiamo di sicuro appena arriviamo a Roma =)

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